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Cinque anni di Laudato sì’. Andare oltre le parole per garantire il futuro dell’umanità

A cinque anni dalla pubblicazione della Laudato sì’ possiamo affermare che uno dei più rilevanti insegnamenti di Francesco sia legato alla ferma convinzione – come espresso al numero 13 dell’enciclica sociale – che «le cose possono cambiare» poiché l’umanità ha ancora la «capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune». La speranza di Bergoglio è riposta, anzitutto, nell’avvio di un cambiamento radicato su di un cammino educativo capace di stimolare tanto la cittadinanza responsabile dei singoli quanto le politiche a livello nazionale e globale indirizzate alla promozione del bene comune. 

Il punto di partenza di Francesco è una peculiare comprensione della terra paragonata – per via dei maltrattamenti e delle ingiustizie ricevute – ai poveri delle nostre comunità. Ciò ci invita a considerare il pianeta come parte integrante delle nostre vite, dei nostri corpi, delle nostre società le quali senza le ricchezze generate dall’ambiente rischiano il collasso. La devastazione della terra è il problema del presente e dell’immediato futuro dell’umanità. Al fine di modificare l’esito nefasto di politiche economiche volte esclusivamente ad arricchire pochi e a ridurre in povertà milioni di uomini e di donne tramite la distruzione dell’ambiente, bisogna – per Bergoglio – modificare in modo radicale lo stile di vita, di produzione e di consumo attualmente in atto in modo particolare nel mondo ricco ed evoluto. Secondo il pontefice, urge che il mutamento si avvii da una nuova formulazione di progresso il quale – nell’utilizzare con responsabilità il progresso tecnologico e scientifico – dovrà contenere un profilo morale in grado di tutelare allo stesso tempo la terra e l’umanità. 

La recente crisi sanitaria, economica e sociale prodotta dalla pandemia da Covid-19 ha – su scala sia locale sia globale – riacceso i riflettori sulla crescita delle diseguaglianze. Infatti, secondo vari indicatori, negli ultimi trent’anni – tanto nei paesi in via di sviluppo quanto nelle nazioni ricche – le disuguaglianze economiche, educative e sociali sono aumentate. Basti pensare che oggi l’1% della popolazione mondiale possiede quasi il 50% delle ricchezze del pianeta. Questo dato – che registra il fallimento totale di ogni politica redistributiva a livello internazionale – è intrinsecamente congiunto al disastro ecologico. È chiaro che l’attuale situazione viene fuori da un serie innumerevole di fattori i quali generano una complessità risolvibile solo attraverso una visione olistica. Senza mezzi termini – al numero 139 della Laudato sì’ – Papa Francesco sottolinea che «non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale» bensì un’unica emergenza che richiede «un approccio integrale per combattere le povertà» e per «prendersi cura della natura». 

Con la Laudato sì’ Bergoglio offre un contributo affinché il cambio di paradigma avvenga il prima possibile e possa coinvolgere le nazioni ricche e quelle povere, i credenti e tutti gli uomini desiderosi dell’edificazione del bene comune. Serve, insomma, una rivoluzione morale, sociale, culturale, economica e politica fondata sui gesti concreti di riforma a garanzia dell’uomo e dell’ambiente. Da quanto emerge dall’enciclica sulla cura della casa comune, possiamo segnalare tre importanti piste operative per dare forma al processo di cambiamento. Si tratta della promozione dell’economia circolare, dell’attenzione alle città intese come nuclei primari per le comunità umane e dell’avvio di un patto per la diffusione dell’educazione alla cittadinanza globale. 

Il principale obiettivo dell’economia circolare è quello di ridisegnare il ciclo di vita dei prodotti al fine di evitare sprechi. Per attuare questa tipologia di produzione, le imprese sono invitate a impiegare nuove strategie finalizzate all’utilizzo di risorse usate da rinnovare. Si tratta, quindi, di realizzare un percorso produttivo che veda la chiusura del ciclo nel riutilizzo delle materie prime. Così, l’economia circolare si configura come radicale cambiamento che nel rispetto dell’ambiente e dell’uomo non frena lo sviluppo ma lo implementa a partire da nuove basi. 

In merito alle città possiamo registrare che più della metà della popolazione mondiale vive in complessi cittadini. Secondo diverse stime, nei prossimi decenni il dato circa la popolazione urbana crescerà. Ciò significa che ogni politica indirizzata all’abbattimento delle diseguaglianze e al rispetto della terra dovrà considerare come punto di inizio e di sintesi proprio le comunità cittadine. Difatti, a partire dalle città vanno garantiti e implementati i diritti all’istruzione, alla salute, al cibo, alle libertà sociali, economiche e politiche. 

Tuttavia, ogni cambiamento ha bisogno di un cammino educativo. Nella Laudato sì’, Francesco abbozza le principali questioni che hanno portato nel 2019 a favorire la nascita del Patto Educativo Globale. In tal modo, il vescovo di Roma ha iniziato un cammino, fondato su valori come il dialogo, la diversità, l’integrazione, finalizzato alla concretizzazione sulla scena globale della cittadinanza responsabile, critica e matura diretta alla cura della casa comune. Oltre a riprendere i principali nuclei tematici del documento – a cinque anni dalla pubblicazione della Laudato sì’ – tanto i credenti quanto l’intera comunità umana sono chiamati a prendere sul serio il messaggio di Bergoglio e, pertanto, ad evitare che il testo sia soltanto l’occasione di uno sterile esercizio di parole e di commenti. Senza indugi, è necessario avviare il cambiamento che – a differenza di molti “profeti di sventura” – a parere di Francesco è possibile nonostante il degrado prodotto dall’uomo. I contenuti dell’enciclica, oltre ad essere attuali, rimangono anche profetici poiché attraverso una nuova visione dell’economia, una particolare attenzione alle città e un’educazione alla cittadinanza globale possiamo in modo concreto avviare il cambiamento. Adesso è il momento di andare oltre le parole per garantire il futuro dell’umanità.

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